Terapia del dolore
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- Category: Terapie miracolose
- Published on Wednesday, 06 April 2011 19:10
- Written by Redazione
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Ci sono casi nei quali neanche l'automassaggio piacevole ti può tirare fuori dai guai. È il caso del mal di denti, a esempio. Un ascesso è un processo meccanico di gonfiamento doloroso provocato da un'infezione che solo un'incisione può risolvere. Se è notte, non hai analgesici né dentisti a portata di mano, l'unica cosa che puoi fare è sopportare. In casi simili, l'unica cosa è prendere il dolore per il verso giusto.
Innanzi tutto bisogna separare il dolore dalla paura del dolore. Spesso infatti la tensione psicologica agisce da moltiplicatore del male. C'è da dire subito che la sofferenza ha un tetto fisiologico. Schiacciarsi un dito o maciullarsi un braccio non fa molta differenza. Inoltre, aldilà di un certo livello, il corpo decide che il dolore è troppo e quindi si cade in uno stato confusionale, si sviene o si muore.
Quindi non c'è da temere. Rinfrancati dall'esistenza di questo fantastico meccanismo di autobloccaggio del dolore, puoi quindi affrontarlo con calma e determinazione. Che fare? La strategia deve mirare a far scattare il più presto possibile uno stato di abbandono mentale. Quanto più tu resisti al dolore, tanto più attivi la mente razionale e la volontà e tanto più a lungo soffri. Al contrario bisogna cessare ogni resistenza. Abitualmente tendiamo a circondare il dolore con un'area di contrazione. Prova invece a non interferire, a lasciare che il dolore si espanda. Per qualche istante il male aumenterà d'intensità, finché, raggiunto il culmine, scatta qualche cosa e il cervello entra in uno stato di torpore che ti porta rapidamente al sonno (o al coma... ma via, cerchiamo di essere ottimisti!).
Un'altra tecnica per annullarsi davanti alla sofferenza me l'ha suggerita Cinzia Lenzi. Consiste nel rilassarsi immaginando che il corpo si espanda e che cessino di esistere i confini tra sé e il letto, l'aria e tutto il resto. Una notte in cui ben quattro denti del giudizio mi tormentavano le gengive, sperimentai un'altra figurazione estremamente efficace per mettere K.O. la mente razionale e non registrare il dolore. Immaginai di morire. Mi dissi "O.K. sto per morire, non ce la faccio più, muoio! Addio tramonti, donne fantastiche, imprese colossali. Ho vissuto abbastanza, ho avuto un'immensa fortuna quasi tutti i giorni. Ecco muoio. Click". E ho fatto come se stessi morendo, mi sono rannicchiato, compattandomi tra le lenzuola e ho fatto "click" dentro di me, spegnendo la luce e cercando di accettare con un mezzo sorriso qualunque cosa fosse successa.
Insomma, mimai la morte migliore che potessi immaginare. Non fu difficile, anche perché sapevo che è molto raro morire per una cosa del genere. Infatti non morii.
In compenso il dolore diventò un evento che percepivo, ma al di là della dimensione nella quale vivevo. Non so come spiegarlo meglio. Poi mi addormentai. Il giorno dopo, i denti del giudizio avevano finalmente perforato le rispettive gengive, e io avevo soltanto un normalissimo male cane.
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